venerdì 29 aprile 2011

I piccoli musei di Venezia - Blog Viaggi Venere (Blog)

Il classico tour di Venezia inizia solitamente da Piazza San Marco, con la visita dei suoi splendidi monumenti seguita dall’immancabile giro in gondola sul Canal Grande verso il Ponte di Rialto.

Venezia

Ma se l’idea di dovervi fare spazio tra folle di turisti per una semplice foto non vi entusiasma, allontanatevi dagli itinerari conosciuti e scoprite gli angoli segreti di Venezia.

Esplorando il labirinto delle calli dove vivono e lavorano i veneziani, vi imbatterete in affascinanti musei e gallerie d’arte poco visitati dai turisti, ma che offrono un punto di vista alternativo sulla città.

Situato a pochi passi dall’affollatissima Piazza San Marco, questo museo vanta una delle collezioni d’arte più interessanti di Venezia. Entrando al Museo Querini Stampalia farete un salto indietro nel tempo al 1700, scoprendo come si viveva allora nel palazzo.

20 sale riccamente decorate sono impreziosite da arredi dell’epoca, porcellane finissime, strumenti musicali e dipinti del XIV-XVIII secolo, opera tra gli altri di Longhi, Bellini e Raphael.

La città di Venezia, adagiata sulle acque dell’omonima laguna, vanta un passato di grande potenza navale che viene celebrato al Museo Storico Navale, situato accanto all’Arsenale.

All’ingresso del museo sono collocate due enormi ancore appartenenti alle corazzate austriache impiegate durante la Prima Guerra Mondiale. Offrendo uno scorcio della vita a Venezia prima dell’avvento delle imbarcazioni a motore, il museo ospita numerosi vascelli, mostre e collezioni che ripercorrono la lunga storia marittima della città.

Museo del Merletto

Con un breve viaggio in traghetto attraverso la Laguna di Venezia si raggiunge l’isola di Burano, dove visitare il Museo del Merletto che, come suggerisce il nome, è dedicato alla raffinata e difficile lavorazione del merletto.

Il museo è stato fondato dalla stilista Patrizia Piccalunga e raccoglie gran parte del suo lavoro, assieme a merletti donati e presi in prestito, fornendo un affascinante studio su questa arte tradizionale.

Il Museo del vetro di Murano ospita centinaia di fragili ed inestimabili opere nate dalle abili mani dei maestri vetrai veneti, inclusa una splendida collezione di Correr, Cicogna e Molin.

Uno dei pezzi forti del museo è un enorme candelabro composto da 356 pezzi soffiati a mano singolarmente, dal peso di oltre 300kg. Visitando il museo è possibile anche scoprire i segreti delle antiche tecniche di lavorazione del vetro soffiato.

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Immagine di llamnudds



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mercoledì 27 aprile 2011

Baratto per bimbi in piazza a Mestre (VE), sabato 26 marzo - Corriere della Sera

21/03/2011

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Un'occasione sociale divertente, aggregante, a costo zero per genitori e bambini. A Mestre (VE), sabato 26 marzo dalle 14.30 alle 18, di scena in Piazzetta San Francesco il collaudato baratto per piccoli da 0 a 13 anni. Visto e considerato il meteo ballerino, in caso di pioggia la manifestazione sar? spostata al 2 aprile. Organizzato dal comitato Le Voci di Via Piave , lo swap ? aperto a chiunque voglia partecipare. Portando abbigliamento, accessori, giocattoli, libri dei pargoli in perenne crescita da scambiare con altrettanti. Oltre al mercatino tra privati, sono state predisposte attivit? ludico-educative e pro ambiente per tutti: il laboratorio per imparare a costruire giochi con la frutta secca e varie animazioni, su raccolta differenziata e risparmio dell'acqua. E ai bimbi verr? offerta la merenda.      

Info: tel. 3288623273 o info@levocidiviapiave.com

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martedì 26 aprile 2011

Unita' d'Italia: piovono Tricolori sulle citta', flashmob Cpi in ... - Libero-News.it


Roma, 17 mar. (Adnkronos) - Piovono tricolori sulle citta' italiane. Dal Nord al Sud oggi si sono visti volteggiare nei cieli del Belpaese migliaia di volantini verdi, bianchi e rossi lanciati dai tetti dei palazzi, dalle terrazze dei monumenti, dalle finestre delle fabbriche per festeggiare i 150 anni dell'Unita' d'Italia. Una 'pioggia' di bandierine con su scritto 'W l'Italia' che hanno invaso strade, piazze e scalinate grazie a un centinaio di flashmob organizzati da CasaPound Italia lungo tutta la penisola, dal Brennero alla Sicilia.


Sul fronte del volantino solo una scritta, 'W l'Italia', mentre sul retro Cpi dice la sua su cosa vuol dire essere italiani: ''Tu non sei una barzelletta, una ricetta, un monumento - si legge sul manifestino - Tu non sei 'l'arte di arrangiarsi' e il 'chi te lo fa fare'. Tu non sei una pizza o una gondola, come ti vorrebbero all'estero. Tu non sei le divisioni artificiose, i particolarismi, i menefreghismi. Tu non sei la tua mafia, la tua burocrazia, il tuo Vaticano. Tu non sei vile, inutile e corrotto come il tuo Parlamento. Tu non sei ruffiano, parolaio e banale come la tua tv. Tu non sei rapace e banditesco come le tue banche. Tu non sei narciso e vuoto come la tua classe intellettuale. Tu non sei arrendevole, pauroso, sottomesso come ti vorrebbero. Tu sei italiano. E hai una rivoluzione da fare''.


17/03/2011


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domenica 24 aprile 2011

Quando il giro in Ferrari costa 600.000 euro... - Motori.it

Quando il giro in Ferrari costa 600.000 euro...

Questo tipo di attività a Maranello e dintorni è piuttosto recente, ma ha riscosso immediatamente un grande successo, soprattutto tra gli stranieri. Stiamo parlando del noleggio di Ferrari (mediante aziende private) per un giro nella città dei motori per eccellenza. Un po' come il giro in gondola a Venezia.

Ma oltre alle polemiche dei residenti (che vedono le strade cittadine invase di fiammanti bolidi) e ai dubbi sulla sicurezza (i limiti di velocità stanno stretti...), il tour dell'Emilia in Ferrari può riservare delle brutte sorprese anche agli stessi clienti.

E' il caso di Alejandro Junco de la Vega, un ricchissimo uomo d'affari messicano che ha noleggiato una Ferrari 599 per dare un sapore più sportivo al suo viaggio in Italia: dopo essersi gustato un bel test drive fra i colli modenesi e bolognesi ed essersi fermato in qualche ristorante a soddisfare i piaceri della gola, l'uomo restituisce il gioiello del Cavallino Rampante e torna in Messico soddisfatto.

Ma qui viene il bello: arrivato il rendiconto della banca, De la Vega nota che il noleggiatore gli ha addebitato ben 800.000 dollari, pari a circa 600.000 euro, invece dei 7.000 euro concordati.

Immediata la denuncia all'ambasciata italiana, che giunge in videoconferenza alla polizia di Bologna, la quale si mette subito sulle tracce dell'imbroglione, un 41enne titolare dell'agenzia che noleggia auto di lusso. Avrebbe utilizzato i codici della carta di credito per simulare il noleggio di una schiera di auto di lusso di marca Ferrari, Lamborghini, Bentley e Aston Martin, che difficilmente una singola persona può noleggiare in pochi giorni.

Per il noleggiatore sono scattate subito le manette con l'accusa di indebito utilizzo di carte di credito, falsità in scrittura privata (per avere alterato il contratto di noleggio) e ricettazione. A piede libero la sua fidanzata e il fratello, accusato "solo" di ricettazione.

Gli accertamenti, ancora in corso, potrebbero fare luce su altre truffe effettuate in passato ai danni di appassionati italiani e stranieri che, magari per la piccola differenza tra prezzo pattuito e prezzo poi pagato, hanno lasciato perdere o non hanno fatto caso all'imbroglio.

di Andrea Barbieri Carones
26/02/2011


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sabato 23 aprile 2011

Venezia, ecco Korablin: 'Fidatevi di noi' - Calciomercato.com

Il Venezia calcio da oggi è ufficialmente 'russo'. E' stato infatti presentato ufficialmente il nuovo presidente Yuri Korablin, socio unico e ad della Venice Football Accademy srl.

"Molte volte mi hanno chiesto perché proprio il Venezia. Venezia ha una grande storia, così come la Russia, e ci teniamo a tenere alta la nostra reputazione per cui vorremmo che i veneziani si fidino".


MC

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giovedì 21 aprile 2011

Giappone, esami su trenta reduci Due ospedali per le radiazioni - Corriere della Sera

La centrale di Fukushima prima dei danni causati dal terremoto

La centrale di Fukushima prima dei danni causati dal terremoto

VENEZIA - Esame richiesto: controllo contaminazione nucleare. I veneziani di ritorno dalla catastrofe giapponese che si sono presentati di fronte alle porte bianche del reparto di Fisica sanitaria dell'ospedale dell'Angelo di Mestre, luned?, non sapevano bene che cosa fare. Hanno aspettato qualche ora e solo dopo un approfondito controllo del sangue, delle urine e della tiroide, la maggior parte dei quasi trenta pazienti, che in questi giorni hanno deciso di sottoporsi ai controlli sanitari, ha potuto tirare un sospiro di sollievo.

?I pazienti hanno presentato diversi livelli di contaminazione ma sono tutti nella norma e finora non ? stato ricoverato nessuno?, assicura il primario di Fisica sanitaria di Mestre Lanfranco Stea. Resta il fatto che il 118 ha messo a punto un protocollo di esami ematochimici per tutti quelli che ritornano da Tokyo e dintorni, per escludere ogni rischio. E la Regione ha indicato anche gli ospedali di Padova e di Castelfranco come punti di riferimento per gli eventuali esami. ?Finora sono state rilevate tracce di iodio 131 nelle urine di pochissime persone - minimizza il dottor Franco Bui, direttore di Medicina nucleare di Padova - ma sono quantit? non rilevanti e quindi non c'? alcun rischio per chi ? gi? tornato nei giorni scorsi?. Per chi invece ? rimasto in Giappone e torner? prossimamente, la faccenda potrebbe essere diversa, anche perch? proprio in questi giorni sono state rilevate tracce di radioattivit? nelle acque degli impianti idrici giapponesi. ?La questione ? molto diversa per quegli operatori che sono andati nei pressi della centrale di Fukushima a prestare soccorso o per ragioni professionali - continua Bui - in quel caso il livello di esposizione ? pi? alto e allora i controlli diventano obbligatori?.

Il tasso di radioattivit? nel sangue e nelle urine, infatti, cala nelle ore successive all'esposizione e, a sentire le aziende sanitarie venete, non ci sarebbero rischi per la salute. Anche sul fronte dell'ambiente e dei cibi finora importati dall'Asia non sono state rilevate tracce di radioattivit?, ma l'Arpav ha comunque avviato una serie di controlli a campione che dureranno anche nelle prossime settimane. Il pesce in scatola commercializzato nei supermercati e nei negozi di alimentari veneti infatti proviene dalle acque del Pacifico, sulle quali la centrale di Fukushima si affaccia. Anche dall'ospedale di Castelfranco gli operatori minimizzano la situazione, ricordando che il controllo di radioattivit? dovrebbe essere fatto prima di lasciare il Giappone dalle stesse autorit? nipponiche. ?A me non hanno fatto nessun controllo quando sono partita e nessuno mi ha chiesto nulla - confessa Michela Moccia, che da tre anni insegna inglese in una scuola di Kanagawa a circa trecento chilometri dal sito nucleare, tornata a Venezia da pochi giorni - quando sono arrivata a Venezia ho deciso di sottopormi agli esami spontaneamente?.

Tutto bene, per fortuna, ma Michela, che ha lasciato quasi tutte le sue cose nella sua casa in Giappone, spiega che ? stata proprio la paura della radioattivit? a farla tornare in Italia. ?Gi? dal primo giorno dopo il terremoto erano tutti tornati al lavoro come se non fosse successo nulla - continua Michela -ma quando ci siamo accorti che i colleghi francesi stavano assumendo delle pillole per la tiroide a scopo preventivo su consiglio della loro ambasciata, la faccenda ? cambiata?. A sentire Michela, infatti, gli speaker televisivi che fino ad ora hanno sempre invitato tutti a mantenere la calma e che hanno minimizzato tutta la vicenda, hanno iniziato a consigliare alla gente di uscire con la mascherina e di tenerla anche a casa a scopo preventivo. ?A un tratto ho avuto l'impressione che in Giappone abbiano iniziato a censurare le notizie - sottolinea Michela Moccia - quando sono arrivata all'aeroporto con venti ore di anticipo sul mio volo, la sala d'aspetto era veramente piena. La maggior parte erano stranieri, ma sono spuntati anche molti giapponesi con bambini piccoli e questo non ? un buon segno?.

Alessio Antonini
22 marzo 2011? RIPRODUZIONE RISERVATA

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mercoledì 20 aprile 2011

Death in Venice - Cinema su Persinsala

Suggestioni British per la trasposizione operistica di Der Tod in Venedig di Thomas Mann, firmata da Benjamin Britten, in scena alla Scala di Milano. John Graham-Hall da standing ovation.

L’opera lirica non è solo melodramma. Per quanto tale affermazione possa sembrare scontata, in realtà il pubblico nostrano è sempre un po’ restio ad abbandonare, per una sera, le arie ormai note, optando per un autore straniero e, per di più, contemporaneo (sebbene Benjamin Britten sia deceduto nel 1976). Se a tutto ciò ci aggiunge la scelta del compositore di privilegiare, per il tenore, il recitativo accompagnato dal pianoforte (un John Graham-Hall semplicemente perfetto nel ruolo di Gustav von Aschenbach) perché, attraverso i suoi lunghi monologhi, possa dispiegarsi appieno la materia filosofica (l’eterno conflitto tra razionalità e passione, ragionevolezza pura apollinea contrapposta al sentimento ebbro di sé dionisiaco) che il testo sottende; ebbene, ecco che la proposta della Scala può sembrare davvero ostica, soprattutto ai cultori del melò.

Peccato. Perché Death in Venice è, al contrario, un gioiello. Da ammirare, sapendo però che è doveroso dedicare attenzione a ciascuna sfaccettatura, prima di poterlo giudicare nel suo complesso.

Innanzi tutto, le scelte registiche dell’eccellente Deborah Warner, coadiuvata ottimamente, per le scene, da Tom Pye e, per i costumi, da Chloe Obolensky, e supportata dalle doti d’interprete di Graham-Hall. Il tenore infatti – sottoponendosi a un autentico tour de force attorale e canoro – si muove all’interno di una scenografia essenziale, raffinata, che restituisce appieno le atmosfere dell’epoca senza appesantire il palco con un’accozzaglia di orpelli e oggetti di scena. Al contrario, grazie al sapiente gioco di luci (di Jean Kalman) e colori, basta un uomo con in mano un bastone che finge di remare e Aschenbach, seduto, che si dondola lateralmente e si deterge la fronte con un fazzoletto, per ritrovarsi immersi nella torrida calura lagunare estiva. Le scene d’insieme e le esecuzioni corali, perfettamente orchestrate, sanno restituire con naturalezza la confusione delle calli affollate dai turisti, le bravate gaudenti dei giovinastri in viaggio per mare, il cicaleccio insulso delle conversazioni dei villeggianti – tratteggiate con fine ironia dal librettista, Myfanwy Piper.

Oltremodo pertinente anche la scelta di Britten di trasformare Tadzio nell’immagine stessa della bellezza, facendo interpretare questo ruolo – così delicato – a un danzatore che, per sua natura, non ha parola ma è movimento allo stato puro – in un spazio delimitato ma non limitante, grazie anche alla scelta coreografica e registica (rispettivamente, Kim Brandstrup e, ancora, Deborah Warner) di trasformare, a tratti, la danza in un teatro d’ombre, dove le silhouette di Tadzio e dei suoi compagni di giochi raggiungono un’autentica purezza estetica: quasi arabeschi tratteggiati su un foglio bianco (simili nell’essenziale bellezza e dissimili nella realtà oggettiva dai tratti coi quali lo scrittore si esprime sulla carta).

E ancora, il gusto tipicamente British ma perfettamente pertinente (dato che questa è Death in Venice di Benjamin Britten e non l’originale racconto di Mann né la trasposizione cinematografica di Luchino Visconti) che dona quel tocco inconfondibile (un po’ alla Edward Morgan Forster) fatto di soffici mussoline; rimandi alle disquisizioni in stile Oxbridge, da Socrate all’amore platonico tra maestro e discepolo; turisti in stile Baedeker; e, per sfondo, quell’Italia mediterranea, torrida, malsana, cenciosa e sublime di tanta letteratura inglese (e non solo).

Spettacolo assolutamente imperdibile con l’avvertenza di non aspettarsi arie orecchiabili o rime prevedibili. Qui il cuore non fa rima con amore.

Unici appunti a una serata perfetta: la mancanza di educazione del pubblico milanese, ormai avvezzo ad andarsene a scena aperta, mentre gli artisti stanno ancora ringraziando per lo scroscio di applausi più che meritati. E, secondo, la presenza di pochi giovani. La Scala è un patrimonio di noi tutti e la sua direzione sta facendo notevoli sforzi (soprattutto in questi tempi di tagli al Fus) per offrire spettacoli imponenti come questo anche al modico prezzo di 12 Euro. Difendiamo il nostro teatro lirico nell’unico modo in cui possiamo farlo: frequentandolo. Forse scopriremo che l’opera non è un genere per pochi o per anziani borghesi, né si esaurisce nel melodramma ottocentesco.

Lo spettacolo continua:
Teatro alla Scala
Piazza della Scala – Milano
(Biglietteria: via dei Filodrammatici 2)
fino a sabato 19 marzo, ore 20.00
(biglietti da 12 a 187 Euro)
Death in Venice
(Nuovo allestimento)
di Benjamin Britten
libretto di Myfanwy Piper
basato sul racconto Der Tod in Venedig (La morte a Venezia, 1912) di Thomas Mann

Direzione:
direttore Edward Gardner
regia Deborah Warner
scene Tom Pye
costumi Chloe Obolensky
coreografia Kim Brandstrup
luci Jean Kalman

Personaggi e interpreti:
Gustav von Aschenbach, il romanziere: John Graham-Hall
Il viaggiatore/Il bellimbusto attempato/La voce di Dioniso: Peter Coleman-Wright
La voce di Apollo: Iestyn Davies
La madre di Tadzio: Anja Grubic
Tadzio: Alberto Terribile
Le sorelle di Tadzio: Camilla Esposito e Arianna Spagnuolo
La governante: Marinella Crespi
Jaschiu, l’amico di Tadzio: Jacopo Giarda
Il facchino dell’albergo: Peter Van Hulle
La venditrice di fragole: Anna Dennis
La guida turistica: Charles Johnston
I suonatori ambulanti: Anna Dennis e Donal Byrne
L’impiegato inglese all’agenzia di viaggio: Jonathan Gunthorpe
Il vetraio: Richard Edgar-Wilson
La merlettaia: Constance Novis
La mendicante: Madeleine Shaw
Il cameriere del ristorante: Benoit De Leersnyder


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lunedì 18 aprile 2011

Domenica ecologica e pugno di ferro dei vigili: a Mestre staccate ... - Il Gazzettino

I vigili urbani di Mestre (PhotoJournalists)

VENEZIA - Un'altra domenica ecologica in funzione anti-smog oggi in alcune citt? del Veneto: a Padova, Mestre e Vicenza, con orari e modalit? di diverse - solo 4 ore ad esempio, dalle 14 alle 18, lo stop a Padova - le amministrazioni comunali hanno disposto il fermo di auto e moto per aiutare a ripulire l'aria dai gas dei tubi di scappamento. La bella giornata di sole sul Veneto ha favorito le passeggiate e le uscite in bicicletta, ed anche la voglia di corre, come nella citt? del Palladio dove ? andata in scena la "StraVicenza".


Linea dura della polizia municipale a Mestre, dove i vigili hanno sottoposto a controllo 389 veicoli, staccando complessivamente 137 sanzioni per mancato rispetto dell'ordinanza anti-traffico.

Domenica 20 Marzo 2011 - 20:22    Francesco


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domenica 17 aprile 2011

VENEZIA - Continua a restare alta da parte della Protezione Civile ... - Corriere della Sera

In calo le scosse a Fadalto (archivio)

In calo le scosse a Fadalto (archivio)

VENEZIA - Continua a restare alta da parte della Protezione Civile l’attenzione sul fenomeno dei boati e delle scosse telluriche nella zona del Fadalto, anche se il fenomeno pare essersi attenuato. A partire dal 26 gennaio scorso - ? emerso nella riunione tecnica svoltasi venerd? nella sede della Protezione civile, a Marghera -, sono state individuate nella zona del Fadalto 346 scosse, 12 delle quali percepite dai residenti. Rispetto ai primi giorni del monitoraggio, nelle ultime due settimane il fenomeno si ? nettamente attenuato e pare essersi stabilizzato con un numero giornaliero di eventi compreso tra 5 e 10 e scarso risentimento da parte della popolazione (l’ultimo evento percepito ? di gioved? 3 febbraio all’1,10). Dalle localizzazioni effettuate, gli eventi paiono originarsi in un’area del diametro di circa 1,5 chilometri, centrata in prossimit? di Fadalto Basso, con profondit? ipocentrali che mediamente si aggirano tra i 500 ed i 600 metri. All’incontro di venerd? erano presenti tutte le strutture regionali interessate e il Centro di Ricerche Sismologiche (Crs) dell’Istituto Nazionale di Oceanografie e di Geofisica Sperimentale (Ogs). Quest’ultimo ha presentato una relazione relativa all’ultimo mese di monitoraggio, illustrando tra l’altro le modalit? di acquisizione e analisi dei dati e facendo il punto sulla verosimiglianza di alcune ipotesi interpretative.

Per conto della Regione, l’istituto di geofisica continua a mantenere una rete di 7 stazioni di registrazione. Dal 18 febbraio si sono affiancate altre 5 stazioni installate dal Cesi per conto dell’Enel. Utilizzando una stazione collegata in tempo reale con la sede di Udine, il Crs ha attivato un sistema automatico di riconoscimento e segnalazione degli eventi via Sms. Le caratteristiche dei sismogrammi ed i dati di localizzazione tenderebbero ad escludere un qualche collegamento con la sismicit? pi? profonda di origine tettonica, cos? come il collasso di cavit? carsiche. Le ipotesi pi? verosimili rimangono quelle legate alla circolazione di acqua nel sottosuolo, quali colpi di ariete in condotti carsici o microsismicit? indotta da variazioni dello stato di pressione delle rocce. L’attivit? di controllo e di studio proseguir? per migliorare le conoscenze sulla struttura del sottosuolo e sulle modalit? di propagazione delle onde sismiche nella zona del Fadalto. In ogni caso, la Protezione Civile Regionale continuer? a tenere d’occhio la situazione e proseguir? nell’attivit? di informazione e allerta delle strutture e delle istituzioni preposte perch?, al di l? del fenomeno di questi mesi, l’area classificata in zona sismica 2. (Ansa)


04 marzo 2011

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venerdì 15 aprile 2011

Venezia 1791. Uno strano caso di annegamento - Dazebao

VENEZIA - 4 dicembre 1791. Sono le nove di sera di Mercoledi. Una signora  è affacciata sul balcone di una camera sopra il rio di Ca' Vidman, nel sestiere di Cannaregio, nei pressi del Ponte della Panada della parrocchia di Santa Maria Nova.

E' una tranquilla serata invernale, fa freddo e le calli sono deserte. Mentre osserva qualche gondola che passa per quel canale, sente un gran tonfo in acqua.  Non riesce a capire cosa sia stato, poi, chiude le finestre e torna in cucina.

Giovedi verso le ore tre del pomeriggio. Nane Culotta, che lavora da botter in una bottega di un tal Sor in Paludo a Santa Marina, sta correndo verso il Ponte della Panada urlando alla gente che venisse a dargli una mano. In quel mentre stava giungendo Francesco Basatto,  barcaiolo al servizio del nobile Benedetto Capello presso lo stesso ponte. Attirato dalle urla del Culotta andò a vedere cosa succedeva. Nel canale, vicino ad un palazzo disabitato di proprietà di una certa Contarini, c'era un corpo che galleggiava. Parte era sommerso e la corrente spingeva quell'uomo lentamente contro la riva. Il Basatto ferma tre persone: un tale che normalmente faceva polenta in campo a San Giovanni e Paolo, un facchino e un certo Balo soprannominato Brugno che lavora nelle peote, speciali barche per il trasporto. Tutti assieme, con un po di fatica, riescono a tirare a riva il cadavere. Dopo averlo disteso sul selciato della riva, lo girano con la faccia rivolta verso l'alto. Sotto i loro sguardi giace un uomo che ha all'incirca quarant'anni, è vestito con velluto color oliva con bottoni bianchi ed un elegante gilè. Al collo ha un fazzoletto di seta di color giallo, con calze color persico e scarpe nere con una ricca fibbia di argento. Quegli abiti lo identificano come una persona benestante, inoltre, nelle tasche ha ancora del denaro ed un fazzoletto di raso di color rosso. Mentre la gente si sta accalcando per cercare di riconoscere in quelle sembianza il viso di un amico o parente, il Basatto nota che al dito della mano ci sono due vere d'oro. Sono ancora tutti concentrati  e nessuno si accorge che un ombra emerge dal fondo del canale. Viene a galla una parrucca di color scuro con coda. Balo detto Brugno è il primo a vederla e decide di prendere un ferro per cercare di smuovere le acque alla ricerca di altro che potesse appartenere all'annegato, ma nulla si muove più sotto il pelo dell'acqua. La parrucca viene messa assieme al cadavere. Venezia è una città costruita sull'acqua, non accade spesso ma succede che qualcuno ubriaco scivoli in un canale. Siamo in inverno e con tutte le taverne che ci sono non ci vuole molto per bere un po troppo e morire annegato. Mentre tutti si domandano chi fosse quell'uomo, si manda un ragazzo ad avvisare il capo sestiere. E' passata l'ora del pranzo e il capo sestiere, assieme ad un fante, portano il cadavere ripescato in un magazzino della chiesa di San Marco. Quando c'era da effettuare un riconoscimento la procedura prevedeva di portare il cadavere li, dove sarebbe stato esposto sul ponte della paglia o su una saletta apposita.

5 dicembre. Attorno al tavolo dove è stato riposto l'uomo ritrovato nel canale il chirurgo Domenico Novello lo osserva. Sono le dieci di sera. Il chirurgo è stanco della giornata lavorativa ed e seccato di dover ispezionare un altro cadavere di un annegato. Quanti ne ha già visti nella sua vita di questi tizi che non si reggono in piedi per il vino e finiscono sul suo tavolo? Troppi e troppi per essere chiamato alle dieci di sera. Stila il rapporto specificando soltanto che l'uomo ha i capelli lunghi due dita e di color di castagna, nella fronte è calvo. Causa del decesso annegamento. Un rapporto veloce e non troppo dettagliato. Fu il primo errore.
Dopo la perizia del chirurgo le autorità decisero di esporre il cadavere in una scoletta corrispondente al Portico della Carta, per il riconoscimento. Nessuno aveva denunciato la scomparsa e nessuno venne a riconoscerlo.
Nello spogliare il cadavere il nonzolo della Ducal Basilica di San Marco, nota uno strano rigonfiamento nella tasca posteriore della fanella. Prende un paio di forbici e taglia alcuni fili. In quella finta tasca ci sono alcune carte zuppe di acqua. Il nonzolo è emozionato e vuole riferire subito la scoperta al magistrato. Prende le carte e corre fuori della Basilica, per strada incontra un tedesco che conosce di vista e gli mostra quanto appena scoperto.

Il tedesco gli spiega che sono dei pagherò di Banco, ovvero carte monetate, una specie di assegno di oggi. Il magistrato Gradenigo, incaricato di seguire questo caso, per ora registrato come annegamento, fece separare ed asciugare quanto ritrovato. Fece poi chiamare un certo Giuseppe Bancher che possedeva la bottega da Ferraglie in calle Larga dirimpetto all'Osteria del Pellegrino a San Marco. Bancher perizia le carte e riferisce che erano trenta tre carte di pagherò in lingua tedesca. Questo particolare risulta importante. Di fatto il corpo era stato ritrovato nei pressi del Ponte della Panada dove c'era una osteria per tedeschi. Le indagini sono rivolte solo a scoprire l'identità dell'annegato e per il momento si possiede questa pista e la parrucca ritrovata. Come spesso accade sono le casualità che danno il via ad una serie di eventi concatenati tra di loro. La parrucca fu quella casualità.

Il giorno sei viene interrogato Giuseppe Briussi di Francesco, nativo di Venezia residente a San Luca, di professione parrucchiere al servizio di Antonio Ceschi con bottega al Ponte del Bagattin a San Canciano. Perchè lui? Perchè aveva visto il cadavere esposto nella scoletta sotto il portico della Carta del Palazzo Ducale e lo aveva riconosciuto. Un caso fortuito. Quell'uomo era stato suo cliente la settimana prima, si ricordava di avergli fatto la barba. Il magistrato gli diede la parrucca da esaminare e il Briussi la riconosce come una di quelle che lui stesso pettinò quel giorno. Raccontò che Venerdi della settimana passata verso le ventidue venne un garzone della locanda detta dei Tedeschi per chiedergli se poteva seguirlo per un lavoro. Erano giunti alcuni forestieri e volevano farsi la barba e farsi pettinare le parrucche. Quando arrivò alla locanda vide tre uomini dai modi gentili e garbati. Gli furono consegnate due parrucche una con coda ed una all'uso degli abati Romani. Ritirò le parrucche e le riportò il giorno successivo. Questo avvenne di domenica mattina. Mercoledi verso le ventidue tornò alla locanda per vedere se avevano bisogno di altro. Il giorno di giovedì i tre forestieri chiesero alcune gondole che arrivarono da Canareggio e partirono. Questo era tutto quello che sapeva. Non era poco, anzi. Il magistrato ora conosceva la provenienza.  

Manda alcuni fanti a prelevare Giovan Battista Sneider, figlio di tale Giuseppe, nativo di Pergan, di 16 anni locandiere da due anni alla locanda sul Ponte della Panada. La locanda dei Tedeschi. Sneider racconta al magistrato che venerdi passato erano giunti da Mestre con barca a quattro remi tre forestieri tedeschi. Erano le 22 circa. Erano impellicciati e due parlavano anche italiano. Furono collocati nella stanza numero 4. Come da prassi chiese i nomi per trascriverli nei registri degli ospiti della locanda. Furono registrati con i nomi di Giovanni Cheffler, Francesco Lodar e Giuseppe Eppar. Scrisse che erano tutti provenienti da Rab anche se confidò al magistrato che non sapeva dire esattamente dove fosse questa città. Giovedi chiesero una barca per partire e lo saldarono in ungheri imperiali. Un ora e mezza più tardi ritornarono da terra in due, ovvero quelli che parlavano in italiano e chiesero ad alcuni gondolieri di attenderli mentre caricavano il baule. Erano diretti a Padova e lui si senti di consigliargli di pernottare alla locanda la Stella D'Oro. Il magistrato gli chiese se secondo lui l'annegato poteva essere uno di quei tedeschi. Sneider disse che aveva visto il cadavere appena ripescato ed era anche andato a vederlo a San Marco, ma non poteva riconoscerlo come il terzo tedesco. Primo, perchè non aveva mai avuto occasione di vederli da vicino, se non quando mangiavano, secondo, perchè il terzo tedesco portava gli stivali mentre il cadavere aveva le scarpe con quelle belle fibbie d'argento. Sembrava di essere arrivati ad una svolta ma ci si era arenati nuovamente. Se non era uno di quei tedeschi, a chi apparteneva quel corpo?

Per essere sicuri della testimonianza il magistrato Gradenigo interroga anche tale Lucietta cuoca alla Locanda. Ma non serve a molto, anche lei afferma di non poterli riconoscere.
Il tempo passa e non è più possibile tenere esposto quel cadavere che dava i primi segni della putrefazione, cosi il 6 di dicembre si da ordine a Giuseppe Fornesier masser dal Magnifico Eccelso Consiglio di tumularlo al Lido, nel cimitero dove si seppellivano gli annegati senza identità.

Ma resterà senza identità per sempre? A questo punto della storia, avviene una svolta alle indagini.
Dagli incartamenti del processo non si comprende la motivazione che portò il magistrato Gradenigo a decidere di far controllare la stanza dove erano alloggiati i tre tedeschi. Forse gli suona strana la testimonianza del locandiere, forse pensa che le coincidenze che fossero proprio quei tedeschi, sono troppe, forse, semplicemente, non ha altre piste da seguire e deve produrre risultati.
Non lo sappiamo. Ma il 13 dicembre manda alcuni fanti nella camera numero quattro della locanda. Avrà ragione. Quando tornano portano informazioni che stravolgeranno una semplice indagine per annegamento facendola diventare una indagine per omicidio. In quella stanza sul materasso ci sono evidenti macchie di sangue lavate e del sangue viene ritrovato anche sul capezzale.
Senza perdere ulteriormente tempo manda il fante Palaggi a sequestrare il materasso e fa arrestare il locandiere e la cuoca Lucietta Patella detta Senon, la quale, casualità, era anche la donna che puliva le camere e lavava la biancheria.

Al pomeriggio viene fatta estrarre dalle carceri proprio lei per prima. Il magistrato è tranquillo, mentre legge la paura sul viso della donna che aveva passato una mattina all'inferno. Con tono pacato le chiese se lei aveva visto delle macchie di sangue. La donna negò. Le chiese se per caso avesse pulito recentemente la camera. La donna annui. Allora le chiese come era possibile che lei avesse pulito quella stanza senza accorgersi delle macchie. A quella domanda la donna non seppe rispondere. La fece riaccompagnare alle carceri ed attese l'arrivo dall'altro accusato. Il locandiere.
La prima domanda che venne posta a Giovan Battista Scheneider fu come mai non si era stupito che mancava un terzo forestiero. Il ragazzo rispose che pensava fosse sotto coperta in gondola. Ma chi aveva rifatto i letti ? Lucietta. Come mai non avevano visto le macchie? Ma anche lui nega di aver visto le macchie e di averle pulite. Si è in stallo. Lo fa riaccompagnare in carcere. Forse c'è bisogno di più tempo in quelle celle per poterli ammorbidire. Per far si che comprendano che ci sono evidenti prove di un crimine.

Ora però, il magistrato ha un altro problema da risolvere, se i tedeschi c'entrano qualcosa ora saranno in viaggio, bisognava ritrovarli e velocemente.
Il giorno successivo viene interrogato Antonio Magro, nativo di Mestre e servitore alla Posta Pubblica, una uscita da Venezia. Magro si ricordava che alle ore 16 circa capitò una gondola veneziana a quattro remi con due forestieri. Furono portati fino a Treviso. Si fermò a Preganziol per far riposare i cavalli anche se loro non volevano, sembrava che avessero fretta. Dai pochi discorsi che aveva capito sembra che i due fossero dei servitori di un terzo uomo che però non era con loro. Viene ritrovato un altro testimone che si ricorda dei due loschi personaggi e afferma che aveva sentito dire che venivano da Vienna anche se erano Polacchi.
Il 16 dicembre il magistrato interroga Domenico Novello, chirurgo del Magistrato alla Sanità, residente a San Simeon Grande in Rio Marin. Quel chirurgo che tanto velocemente aveva chiuso il caso come annegamento. Il magistrato gli chiede di raccontargli come era stato affidato l'incarico. Novello racconta che aveva sentito dire da tre o quattro giorni da parte di un prete che era stato ritrovato annegato un uomo in rio della Panada, ben vestito. Lo aveva visitato il 4 sera alle dieci. Poi il giorno di sabato alle tre di notte ricevette l'incarico per il Magistrato alla Sanità, di rivisitare la mattina seguente il cadavere. Ritrovò il cadavere in una cassa sudicia e la fece aprire. Il cadavere presentava tre contusioni con lacerazione: una sulla fronte, una sotto il naso dalla quale usciva ancora sangue, un'altra al labbro superiore. Il magistrato gli chiese se non avesse avuto il dubbi che quelle ferite potessero essere la vera causa del decesso. Il Novello gli disse che per lui erano state provocate o nella caduta o quando fu tirato verso riva. Ma qualcos'altro lo aveva incuriosito.

Secondo lui, sebbene girasse voce che era morto annegato, poteva essere stato ucciso e gettato in acqua, questo per la poca acqua che aveva trovato nel ventre. Considerando poi che erano tre giorni che era esposto si poteva pensare anche che quei liquidi fossero quelli della putrefazione. Il chirurgo continua sostenendo che un uomo che cade in acqua si riempie velocemente i polmoni, quindi poteva esser morto di morte violenta o per veleno o per malattia, prima di finire in acqua dove lo avevano ripescato. Questo era quello che il magistrato voleva sapere. Il chirurgo continua dicendo che comunque se anche fosse stato il veleno ora era troppo tardi per riuscire a capirlo. Il magistrato Gradenigo è spazientito, ma perchè non aveva avuto quelle informazioni nella relazione? Perchè quei dubbi non li aveva comunicati? Il chirurgo si sente in colpa e suggerisce solo un altro dettaglio, ipotizza anche che essendo circonciso il cadavere poteva essere un ebreo. Non c'è dubbio. Il ritardo della prima perizia aveva portato l'indagine verso una pista lenta che sicuramente aveva dato la possibilità ai tedeschi di fuggire.

Il 28 dicembre del 1791 Domenico Palazzi fante dell'Officio dell'Avogaria consegna alcune lettere da spedire al Podestà di Conegliano, Podestà di Mestre e di Treviso, nella speranza di ritrovare quei tedeschi. Questa storia si chiude cosi. Nel fascicolo non c'è il bando, non c'è traccia se furono ritrovati, ma è ipotizzabile che riuscirono a scappare alla giustizia veneziana che per un errore aveva offerto loro la possibilità e questi non se l'erano fatta scappare. Non sappiamo nemmeno del locandiere e della donna delle pulizie cosa si decise di fare. Il tempo ha cancellato le tracce della fine dei protagonisti ed ancora oggi giace un cadavere al lido di Venezia senza nome e senza identità.


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giovedì 14 aprile 2011

Serie A2F, il punto sulle gare del week-end - Pallamano Italia - La pallamano sul web

Vendetta doveva essere e vendetta è stata. Nel big-match della quarta giornata di ritorno del campionato di serie A2 femminile, la Leonessa Brescia l’ha spuntata sul Dossobuono dopo una gara intensa e giocata a viso aperto dalle due squadre che si stanno contendendo la prima piazza nel campionato.

Davanti a tribune colme di tifosi con una numerosa e chiassosa rappresentanza lombarda, le squadre sono scese in campo con la consapevolezza dell’importanza del risultato e forse per questo nei primi minuti di gara, ben era evidente la tensione presente in campo. Parità assoluta (5-5) dopo i primi dieci minuti di gara, dopodiché primo break dell’incontro da parte delle ragazze di Lepoglavec che, sfruttando la forza fisica di Micsko e la velocità e l’agonismo di Gondola, con quattro reti consecutive si portavano sul 10-5 ma successivamente non riuscivano a mantenere tale vantaggio poiché oltre ai numerosi errori di mira dovuti a precipitazione e tensione, subivano la rimonta da parte delle bresciane che a 6’ dal termine della frazione si portavano sul 10-10 ed il risultato di parità si manteneva fino al termine della stessa con il punteggio di 13-13 grazie soprattutto alla giornata di grazia di Torriani.

Nel secondo tempo le squadre gettano sul campo cuore e volontà, fanno si che la gara rimanga in bilico fino alla fine e nonostante alcuni fischi arbitrali discutibili, come le tante esclusioni per le veronesi contro le zero delle lombarde, le ragazze veronesi vedono vicina la possibilità di portare a casa un risultato pesante che avrebbe consentito alle stesse di staccare le bresciane in classifica. Ma la Leonessa Brescia non si arrende così facilmente e grazie alle puntate offensive di Savoldi e compagne si porta a 8’dal termine sul +3; si attende la reazione delle veronesi ma queste riescono solamente a raggiungere il -1 grazie alle ultime forze fisiche e nervose di una Popescu come al solito trascinatrice della squadra a 3’dal termine ma da qui al suono della sirena tanto nervosismo, molti errori e niente più. La gara si conclude sul risultato finale di 24-26 con le ragazze bresciane che festeggiano sotto la tribuna dove si trovano i tifosi lombardi; dall’altra parte tanta amarezza per la prima sconfitta stagionale tra le mura amiche e molto nervosismo culminato con espulsione di Gondola.

“Abbiamo sbagliato troppo – queste le poche parole dell’allenatrice Lepoglavec – in alcuni momenti abbiamo difeso anche male e squadre come Brescia non ti perdonano nulla. Peccato.”

“Una gara intensa – commenta invece il presidente del Dossobuono – anche se abbiamo visto tanti errori da entrambe le parti dovuti soprattutto al fatto che le ragazze in campo erano consapevoli dell’importanza della partita. Non dobbiamo fare drammi, la sconfitta in gare di questo tipo ci sta ma è anche vero che dobbiamo limitare le distrazioni che abbiamo avuto stasera. Giriamo pagina e concentriamoci sulle prossime partite; mi aspetto la reazione positiva del gruppo e di tornare alla vittoria già dalla prossima trasferta di Casalgrande”.

DOSSOBUONO – PALLAMANO LEONESSA 24 – 26 (p.t. 13-13)
DOSSOBUONO: Ascari, Piergianni, Gianello, Finezzo, Bombana, Dalla Fontana, Piazzi 1, De Marchi, Micsko 9, Gerardo, Gondola 3, Signorini, Popescu 11. All. Lepoglavec
PALLAMANO LEONESSA: Antonelli 5, Bettinzoli, Diome 2, Galli 2, Prandini, Razio 2, Savoldi C. 2, Savoldi S. 8, Torriani 5, Pagatti, Blasi, Paganotti, Vicini. All. Baresi
Arbitri: Mosaner – Zancanella

Nona vittoria in campionato e terza di seguito per le gialloverdi che superano Casalgrande con un eloquente 36-25. Mestrino si presenta in campo conscio dalla posta in palio. Le due squadre si equivalgono ad inizio gara con Losco e Piasentini a rispondere ai gol della reggiana Di Fazzio (5-5 al 8'). Poi la difesa padovana, sorretta ottimamente da Rossato, Cappellaro e Losco, riesce a prendere le misure sul forte centrale del Casalgrande e piazza il primo allungo (8-5 all’11'). Il gioco veloce del Valle Autotrasporti continua a mietere vittime sul lato destro con Marinello che colpisce più volte (14-8 al 19'). A questo punto Casalgrande commette harakiri: dopo una esclusione di Di Fazzio, la stessa rientra prima del tempo e subisce una nuova esclusione lasciando le compagne in doppia inferiorità numerica. Mestrino ne approfitta e porta il vantaggio a 17-8 al 25'. Si va al riposo sul 18-10 con Casalgrande in affanno e troppo legato al gioco della stessa Di Fazzio.

Al rientro dagli spogliatoi Mestrino inserisce Fanton come risposta alla maggiore attenzione difensiva ospite. L’azzurrina risponde presente siglando 6 reti e servendo palloni al pivot Cappellaro (23-12 al 37'). Le reggiane commettono nuovamente ingenuità regolamentari (Di Fazzio squalificata per proteste al 42' e Fornari esclusa per aver disturbato la rimessa dal centro dopo il gol). Mestrino ha vita facile e fa ruotare tutta la panchina. Si tocca anche quota +14 (33-19 al 49') per poi chiudere la gara sul 36-25. Ottima gara dunque per le padovane che nel 16° turno di campionato osserveranno il turno di riposo per poi riprendere domenica 13/3 affrontando in casa il Taufers.

MESTRINO – CASALGRANDE PADANA 36 – 25 (p.t. 18-10)
MESTRINO: Bacelle, Moretti, Scarpel 2, Barbinato 1, Losco 8, Piasentini 3, Cazzola 1, Fabbris, Cappellaro 4, Zuin G. 1, Marinello 5, Paccagnella 3, Fanton 6, Rossato 2. All. Menin
CASALGRANDE PADANA: Manzini, Tabus, Di Fazzio 6, Cazzuoli C. 1, Cazzuoli S. 1, Fontana 4, Borghi 3, Bertolini, Guiducci 1, Giombetti 3, Ciamaroni 2, Cantergiani, Fornari 4, Neroni. All. Fiumicelli
Arbitri: Nguyen – Lembo

Nel derby tra le squadre altoatesine Schenna e Taufers a spuntarla sono le locali che alla fine del 60’ di gioco si impongono con lo strettissimo risultato di 22 – 21 raggiungendo così il Malo in sesta posizione.

Torna a vincere anche il Cassano Magnago che dopo la battuta d’arresto contro il Dossobuono nella scorsa partita ha sconfitto il fanalino di coda Mezzocorona con il risultato di 21-29.

Nel primo quarto d’ora le ospiti faticano a trovar la via del gol sull’attacco schierato mentre riescono ad andare a segno soprattutto in contropiede con un’ottima Bongiovanni e con un gol anche del portiere Dovesi al 10’. Sistemato l’attacco con Chiri e Cobianchi in alternanza a dirigere la squadra tutto va per il meglio e sul finire del primo tempo 3 gol consecutivi di Maimone portano in vantaggio le ospiti chiudendo la prima frazione sul 10-14.

Nella ripresa il Mezzocorona segna due gol in 13 minuti grazie all’ottima difesa lombarda che non lascia passare facilmente le trentine e che riparte in veloci contropiedi per andare a condurre sul +7 al 13'. Da qui in poi il Cassano effettua vari cambi, tutte le giocatrici più giovani scendono in campo incrementando il vantaggio a +11 (16-27) quando mancavano 7’ al termine della gara.

“Temevamo il Mezzocorona – commenta l’allenatrice Beltrame – perché sappiamo che quando giocano in casa sanno essere pericolose aiutate anche da Giannocaro, ma ci siamo difese bene e alla fine abbiam portato i 3 punti a casa. Ora ci prepariamo per la trasferta di sabato prossimo a Brescia dove ci attenderà la difficile sfida contro la Leonessa…che vinca la migliore!”.

METALLSIDER MEZZOCORONA – CASSANO MAGNAGO 21 – 29 (p.t. 10-14)
METALLSIDER MEZZOCORONA: Non pervenuti a PallamanoItalia
CASSANO MAGNAGO: Dovesi 1, Bongiovanni 6, Maimone 7, Cobianchi 5, Chiri 3, Dalla Costa 2, Di Cesare 2, Clerici 1, Brambilla 1, Lattuada 1, Rizzon, Cervellati, Bassanese, Parini. All. Beltrame
Arbitri: Bazzanella – Oliva

Troppo il divario tra le due formazioni in campo opitergino dove le ragazze di Prijic si sono imposte con il risultato finale di 23-32 giocando una partita tranquilla ma attenta con i soli errori dovuti forse al giorno e all’orario alquanto inconsueto per le ferraresi. Le locali, sicuramente in netta crescita rispetto all’inizio del campionato, cercano di rimanere in partita con le solite Balzano e Serafini ma le ospiti non si fanno intimorire e allungano il passo colpendo soprattutto in contropiede.

BLU ODERZO – ARIOSTO FERRARA 23 – 32 (p.t. 11-17)
BLU ODERZO: Non pervenuti a PallamanoItalia
ARIOSTO FERRARA: Gambera, Dobreva 9, Poderi 3, Brina 1, Ferroni 4, De Marchi, Pocaterra 1, Ruiba 1, Berlini 1, Benincasa 2, Soglietti 10. All. Prijic
Arbitri: Rossato – Dei Negri

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mercoledì 13 aprile 2011

"Gradito l'abito bianco"...ma non vi preoccupate se venite in ... - Esalazioni etiliche

lavinium notizie/eventi


"Gradito l'abito bianco"...ma non vi preoccupate se venite in jeans e camicetta!

Un mare calmo e la chiglia di una gondola che disegna leggere onde. I raggi del sole che illuminano i canali. Un remo discreto che non vuole disturbare due cuori innamorati che si fanno promesse di amore eterno. Cosa possono chiedere di pi? dalla vita due fidanzatini, trasportati da una gondola fra i canali della citt? eterna? Quasi nulla. Ma non pensate che il quadretto romantico sarebbe ancor pi? emozionante, con i nostri protagonisti che, calici in mano, sorseggiano un delizioso vinello mentre fra un sorso e l'altro si scambiano baci appassionati? Da parte mia la risposta affermativa ? scontata. Se poi il vino ? un bianco della mia regione, il Friuli Venezia Giulia, allora si potrebbe parlare quasi di apoteosi dell'amore e di inno all'appagamento sensoriale.
A questo punto vi starete per? chiedendo come scegliere il vino giusto, quello pi? adatto a un momento cos? importante, soprattutto se non esperti conoscitori della realt? friulana.
Siete proprio fortunati. Il caso e un pizzico di fortuna hanno voluto che pochi giorni dopo la fine del carnevale, domenica 13 marzo, i vini bianchi del Friuli Venezia Giulia siano i protagonisti di una manifestazione che si terr? a Venezia, nel cuore della citt?, nelle sontuose sale dell'Hotel Monaco & Grand Canal in Calle Vallaresso nei pressi di San Marco.
Stiamo parlando dell'appuntamento con "Gradito l'Abito Bianco", organizzato dalla delegazione F.I.S.A.R "Federazione Italiana Sommelier Albergatori e Ristoratori" di Venezia in collaborazione con "Vino? Comunicazione".
La manifestazione segue di un anno quella del 2010, "Gradito l'Abito Rosso". In quella occasione un pubblico numeroso ebbe la possibilit? di verificare di persona come la ricchezza e diversit? di suoli e microclimi dello splendido territorio friulano, erano in grado di regalare tanti buoni vini da vitigni a bacca rossa, tutti dotati di forte personalit? ed eleganza.
Inutile dire che quest'anno le aspettative saranno ancora maggiori. I territori friulani e giuliani da sempre ci regalano delle eccellenze bianche apprezzate in tutto il mondo e affermate in misura maggiore rispetto alle variet? rosse. Autentiche perle di bont?, figlie sia di un "terroir" vocatissimo per i vitigni a bacca bianca, sia della bravura dei viticoltori che da generazioni sono i protagonisti di questi territori.


Dalle ore 11 alle ore 19 di domenica 13 marzo, il pubblico avr? l'occasione di assaggiare le eccellenze enologiche di circa 65 aziende del Friuli Venezia Giulia alla presenza diretta dei produttori e potr? godere di variegate specialit? gastronomiche proposte durante tutta la giornata. La squadra dei vini che verranno presentati, rappresenta un vero "Dream Team" del panorama vinicolo regionale. Variet? autoctone come Friulano, Ribolla Gialla, Picolit, Verduzzo Friulano e Vitovska andranno ad integrarsi con gli "oriundi" Chardonnay, Muller Turghau, Pinot Grigio, Pinot Bianco, Riesling Renano, Sauvignon, Traminer Aromatico, tutte tipologie radicate da decenni nei territori della regione, ed oramai a tutti gli effetti patrimonio di questa terra. Il contributo a persona per l'ingresso all'evento sar? di dieci euro, che consentir? l'accesso a tutti gli assaggi di vino e specialit? gastronomiche. I partecipanti all'evento avranno anche l'opportunit? di iscriversi ad istruttive ed entusiasmanti degustazioni guidate, organizzate dalla Donna del Vino FVG e docente F.I.S.A.R Aurora Endrici e da Paolo Ianna degustatore della Guida ViniBuoni d'Italia. Il programma delle degustazioni ? in via di definizione ma grazie ai miei ottimi rapporti con i servizi segreti veneziani, sono riuscito ad avere delle informazioni su uno di questi appuntamenti top-secret. Si tratta di un incontro che ci porter? alla conoscenza di due rinomati "cru" della regione. Avremo la possibilit? di fare un viaggio virtuale nel territorio goriziano di Oslavia dove la Ribolla Gialla regala autentiche perle di bont?, per trasferirci poi nel Carso triestino, a Prepotto, dove la protagonista sar? l'autoctona Vitovska, tipologia in continua ascesa nel gradimento dei consumatori. Reali e non virtuali saranno gli assaggi che i rappresentanti di Oslavia (Marko Primosic, Franco Sossol. Stanko Radikon) e del Carso (Sandi Skerk, Benjamin Zidarich, Matej Lupinc) presenteranno ai fortunati appassionati. Oslavia contro Prepotto, volendo fare una metafora calcistica, prevedo un pareggio per 3-3, un'incontro amichevole e cordiale che sicuramente regaler? un sacco di emozioni a tutti i tifosi del vino e dei suoi grandi protagonisti.
Insomma un evento da non perdere. Un'occasione unica, per fare una gita fuori porta in una delle pi? belle dimore del mondo, godere delle bellezze artistiche della citt? eterna, e al tempo stesso premiare i propri sensi con delle autentiche prelibatezze del panorama vinicolo nazionale.
Naturalmente, ricollegandomi ai due innamorati sulla gondola, l'invito non ? rivolto solo alle coppie. Quando si parla di vino di qualit?, l'amore diventa universale, senza distinzioni di sesso, razza ed et?.


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lunedì 11 aprile 2011

Meridiana Fly: da oggi via apromozione Estate in Sardegna - Borsa Italiana

Dowjones

ROMA (MF-DJ)--Meridiana fly offre tariffe in promozione sui collegamenti avviati dallo scorso dicembre. Fino al 30 aprile, si legge in una nota, la Compagnia aerea offre 33.000 posti a partire da 33 euro per chi vuole prenotare la propria "Estate in Sardegna" sui voli da Firenze, Napoli, Torino a Olbia e fra Venezia e Olbia o Cagliari.

I biglietti, acquistabili da oggi, potranno essere prenotati sui voli operativi dal 1* giugno al 30 settembre 2011. In occasione delle prossime festivita' pasquali e week-end di maggio, nonche' coerentemente alle analisi previsionali sui flussi turistici verso la Sardegna, Meridiana Fly ha incrementato l'offerta di voli da Milano, Roma, Bologna e Verona.

Meridiana Fly collega la Sardegna con oltre 180 voli settimanali in partenza da tutti i principali aeroporti nazionali: Bologna, Firenze, Milano, Napoli, Roma, Torino, Venezia e Verona. com/dar

(END) Dow Jones Newswires

March 22, 2011 09:58 ET (13:58 GMT)

Copyright (c) 2011 MF-Dow Jones News Srl.


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domenica 10 aprile 2011

Death in Venice - Del Teatro

L'eclettismo intelligente e vorace di Benjamin Britten, ma totalmente ancorato al sistema tonale, quindi ben lontano dai rigorismi formali della dodecafonia, è forse l'origine della scarsa considerazione che la critica italiana del Novecento ha avuto nei suoi riguardi; e di conseguenza nei teatri italiani le sue tante opere (17) sono davvero state poco rappresentate, soprattutto nel suo massimo "tempio" lirico di Milano: Peter Grimes, certamente nel 1976, anche ripetuto, un casuale Albert Herring alla Piccola Scala nel 1979 (in italiano, tradotto da Cozzi e Patanè), poi, credo quasi più nulla. Si pensi che questo capolavoro, Death in Venice, presentato alla Fenice di Venezia nel settembre del 1973, anno della sua composizione, giunge soltanto oggi per la prima volta alla Scala.

Quindi onore a Lissner e ai tanti suoi meriti (che oggi si tenta di contestare). Colgo l'occasione anche per omaggiare Bruno Bartoletti, uno degli interpreti italiani di Britten più fedeli e capaci da sempre, e ricordarne la splendida direzione di questa opera al teatro Carlo Felice di Genova nel 1999, con scene e regia di Pierluigi Pizzi, riprese poi nella stagione invernale del 2001/2, grazie all'acume di Cesare Mazzonis, nel teatro del Maggio Musicale fiorentino.

È storia nota, Britten e il suo compagno di vita, il tenore Peter Pears, pensavano da tempo alla fine degli anni Sessanta di mettere in scena il celebre romanzo che Thomas Mann aveva scritto nel 1912 (lui, comunque, trentasettenne) La morte a Venezia, adombrante il conflitto tra arte e vita, tra ragione e senso, tra regole morali e libertà degli istinti, tutto in chiave di lettura decadentistica. Nello stesso tempo però un compositore vicino ai sessant'anni (morirà a 63) e un regista che gli ha superati da quattro, Luchino Visconti, pensano allo stesso soggetto. Visconti esce per primo col suo film, nel 1971; Britten, per problemi di diritti, ma anche per motivi di salute, termina l'opera nel 1973. Non vorrà mai vedere il film, seccato che si potesse pensare a qualche influenza. Ma se accostiamo il film di Visconti all'opera di Britten il motivo non è solo perché nascono dallo stesso soggetto, ma perché, rispetto al romanzo e alla sua congelata omoerotia - che traveste letterariamente e lecitamente un indirizzo in una conflittualità tra arte e vita in tutte le sfaccettature che si vogliano annettere, inclusa la ben nota ipocrisia di Mann - un'identica condizione vi è sottesa, anche se primaria (mentre nel romanzo le istanze appaiono più puritane, più repressive compreso un vagheggiante senso di colpa) quella della vecchiaia, della morte e di un desiderio che non può trovare appagamento veruno se non nella morte.

Se Visconti, dimesso l'"ideologia realista" si getta del tutto in una magnifica e, diciamo pure anche un po' Kitstch, realizzazione di alto manierismo e decadentismo, e riveste il suo Aschenbach di suoni acconci, Mahler soprattutto e Bruckner, obliando il futuro Leverkühn (Doktor Faust), l'operazione di Britten è più personale, meno legata ai riferimenti culturali dell'epoca, nonostante che lui si sia sempre servito di testi e di autori letterarissimi, basti pensare a James (Giro di vite) o a Melville (Billy Budd), il cui librettista, ricordo, era Auden. Aiutato dalla fedele Myfanwy Piper, ricava dal breve romanzo manniano, un libretto in due atti; e se nel primo atto, la scoperta dell'amore si chiude con un illusorio I love you, che segue l' accorato Ah dont't smile like that, che Ashenbach/Britten vorrebbe dire al suo Tadzio, il secondo atto si chiude in tragedia , entrambi, il vecchio e il giovane, a terra sulla spiaggia: solo che il ragazzo si riprende, dopo una lotta con un coetaneo, ed entra in acqua, mentre Ashenbach muore con sulle labbra il soffio di Tadzio.

Tra il primo e il secondo atto è l'epidemia di colera che investe la Serenissima a suggellare simbolicamente dove porterà quel desiderio insano, insano perché impossibile, anche se nutrito di sogni e di intenzionalità creative, non perché colpevole. Ma la grandezza di Britten è, naturalmente, la novità e la bellezza stregante, avvolgente della sua musica, perfino nei suoi minimali pianissimi, con echi che vanno da Stravinskij a Verdi, da Mussorskij a Berg (penso all'episodio col barbiere), all'uso magnifico di una strumentazione che varia a secondo i soggetti: per esempio, percussione, arpa e pianoforte seguono il declamato lirico di Aschenbach, mentre Tadzio e i suoi amici sono connotati dai suoni del gamelan di Bali.

Insomma una musica che incanta e su cui vorrei poter dire di più, come desta ammirazione questa straordinaria regia di Deborah Warner, indubbiamente la più bella che abbia mai vista della difficile Death in Venice, i cui cambiamenti di scena obbligano a soluzioni inventive ingegnose. Basta pensare con quale abilità e pochi oggetti riesca a rendere gli splendori Belle Epoque dell'Hotel des Bains, e gli struggenti episodi dei giochi di spiaggia, e i miasmi delle calle veneziane.

Al successo ha contribuito il bravissimo protagonista, il tenore John Graham-Hall, al contempo ambiguamente von Ashenbach e Britten stesso, e quel che conta magnifico attore e cantante. Il resto della compagnia non era da meno: la smagliante direzione del giovane Edward Gardner, le stupende coreografie di Tom Pye, la bravura del ballerino Alberto Terribile, allievo sedicenne della Scuola di ballo scaligera, e di tutti tutti gli altri, troppi per citarli uno ad uno. Quindi un grande successo.

P.S Una piccola osservazione riguardo alla traduzione, vista e rivista: novelist in inglese non è novelliere, che si dice story-teller casomai, ma romanziere (infatti novel vuol dire romanzo).

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di piero gelli

(13:18 - 13 mar 2011)


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venerdì 8 aprile 2011

Italia 150/ Il giorno del tricolore in tutto il Paese - Libero News

Stampa questa notizia Invia questa notizia a un amico Nessun forum aperto Giovedi, 17 Marzo 2011 - 20:34
Gremiti gli spettacoli, affollati i musei, piene le strade e le piazze, anche a dispetto del maltempo e della pioggia battente che nella capitale, ad esempio, ? caduta quasi senza soluzione di continuit?.Da Torino a Napoli, da Milano a Firenze, spesso a dispetto della pioggia battente, la gente ? scesa in piazza nella notte e poi di nuovo oggi per tutta la giornata approfittando delle mille occasioni offerte dalla festa per i 150 anni dell'Unit? d'Italia. Con il tricolore dappertutto, alle finestre e sui portoni delle case, ma anche nell'abbigliamento, sui baveri di giacche e cappotti, sugli ombrelli, sui volti dei bambini, persino sulle carrozzine dei beb? e su una cabinovia di Passo del Tonale, in Val di Fassa. Certo non ? mancata qualche protesta come in Sardegna, dove il leader del movimento dei pastori sardi, Felice Floris ha dichiarato che 'non c'? niente da festeggiare? e a Lampedusa dove il sindaco Bernardino De Rubeis ha sottolineato la 'sofferenza degli operatori turistici dell'isola 'a causa della presenza di tremila immigrat?: ?L' Italia, che oggi dovrebbe essere unita - ha detto - non ci ? vicina, per questo tengo la bandiera a mezz'asta, in segno di protesta?. Monumenti e bandiere imbrattati di pittura rossa si sono visti a Napoli. E un tricolore di protesta ? comparso sulla torre di Marghera, in Veneto, dove da giorni protestano i lavoratori della Vinyls per la crisi dell'azienda. Nessuna rivendicazione politica, hanno voluto precisare gli operai. ?Vogliamo dire che l'Italia ? anche qui e che l'unit? ? democrazia?. E a Roma i festeggiamenti sono stati intristiti dal suicidio di un uomo, che si ? lanciato proprio dalla terrazza del Vittoriano affollato di gente. Oltre centotrentamila le persone a Roma tra piazze e musei, pi? di centomila a Torino. Grandissima folla di piazza, di notte e di giorno, a Firenze con i monumenti presi d'assalto. Mentre a Napoli, la grande notte bianca ospitata dal teatro san Carlo, con la danza di Roberto Bolle, ha fatto il tutto esaurito. A Milano a centinaia hanno voluto assistere questa mattina nella piazza del Duomo alla cerimonia dell'alzabandiera che ha dato il via alle celebrazioni. A Venezia la piazza San Marco, invasa da una leggera acqua alta, si ? riempita di veneziani e turisti per la cerimonia dell'alzabandiera con reparti dei lagunari, alpini e bersaglieri. Pieni di gente, un p? in tutta Italia, nella lunga notte tricolore, i musei statali, che hanno superato - stando ai primi dati raccolti dal ministero dei beni culturali- le 25 mila presenze. Il top a Firenze, dove la Galleria palatina di Palazzo pitti, che apriva gli appartamenti reali, ha raccolto addirittura 5mila persone. Ma ? andata molto bene anche agli Uffizi, che hanno avuto 3 mila visitatori, a Palazzo Barberini di Roma (3 mila), a Castel Sant'Angelo, sempre a Roma (2.900) a Palazzo Reale di Napoli (2mila), alle Gallerie dell'Accademia di Venezia (2.500) e a Palazzo Reale di Torino (2.700). Molto gettonati anche Brera a Milano (mille visitatori) e il museo nazionale di Cosenza (1500). Tricolori persino le stazioni ferroviarie con l'inno di Mameli diffuso all'unisono in 150 stazioni da Torino a Palermo, passando per Roma, mentre la frecciarossa tricolore ha iniziato il viaggio attraverso il Paese.
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cannibali Ispirata al pensiero di Claude Lévi-Strauss, fino al 15 maggio a La maison Rouge di Parigi una mostra spiazzante e provocatoria sull'antropofagia. Nell'era della clonazione, dei trapianti e dei mondi virtuali gli uomini "mangiano se stessi". IL VIDEOLe visioni divine di Caterina'" href="about:/culturaspettacoli/intervista_a_stefania_caterina180311.html">video ufo affari In una lunga intervista, Stefania Caterina (dal '94 consacrata laica), sceglie Affari per parlare delle rivelazioni divine che le "fanno compagnia" da quando era una bambina

E sulla differenza tra le sue visioni e gli avvistamenti ufo, spiega: "Non sono mai salita fisicamente a bordo di astronavi aliene, ma sono stata portata in spirito a visitare molti pianeti, e ho potuto rendermi conto delle condizioni di vita di tanti fratelli dell'universo. Nelle mie esperienze, gli abitanti di altri pianeti non sono mai definiti extraterrestri. Al contrario, mi sono stati mostrati e si sono presentati a me come fratelli, creati a immagine e somiglianza di Dio, redenti da Gesù Cristo". L'INTERVISTA

SCOPRI LO "SPECIALE UFO" DI AFFARITALIANI.IT: PARTICOLARI, FOTO E VIDEO CHOC paola cortellesi La commedia "Nessuno mi puo' giudicare" (con protagonista Paola Cortellesi in versione escort) vince la sfida al botteghino nel weekend

Secondo posto "Amici Miei-come tutto ebbe inizio". Terza posizione per "Rango", quarta per "Dylan Dog - il film"...

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giovedì 7 aprile 2011

Alla Scala trionfa Death in Venice - ANSA.it

Alla Scala trionfa Death in Venice (ANSA) - ROMA, 6 MAR - A quasi 40 anni dalla sua composizione 'Death in Venice', di Benjamin Britten, e' approdata alla Scala e ha strappato un trionfo. Nove i minuti di scoscianti applausi e una vera ovazione per il tenore John Graham Hall, che si e' rivelato un degnissimo sostituto di Ian Bostridge. Molto applauditi anche il giovane ballerino Alberto Terribile e il maestro britannico Edward Gardner. © Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati E' il secondo mandato Onu per operazioni dopo quello missione Deputato Pid: no a dietrologie su mia nomina a ministro Quinto giorno di proteste nella citta' del sud del Paese Cia, rete idrica Italia e' un colabrodo, specie nel Mezzogiorno Capo Stato: Italia interviene su prescrizioni Carta Onu Preoccupati per confusione esecutivo, premier riferisca a Camere Latticini colorati alla mensa dei bambini Ma servono piu' incoming, al via iniziative per promuoverli Anche il Nasdaq cede lo 0,01% ''Lascero' solo dopo formazione di istituzioni democratiche'' Topnews Cronaca Politica Economia Mondo Calcio Sport Cultura Scienza Internet Spettacolo Cinema English

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martedì 5 aprile 2011

Iacopini: "La Tuscany è Varnado dipendente" - Lega Due

  Iacopini: "La Tuscany ? Varnado dipendente"


- Il Mattino -
22/03/2011 16:11 - PISTOIA. L'ottima prestazione della Tuscany a Venezia ? coincisa con il ritorno di Jarvis Varnado ai numeri e alla solidit? del Tornado visto nel girone d'andata. Un caso? Certo che no, visto che quando Varnado ha giocato al massimo del suo potenziale, la squadra ne ha sempre giovato e quasi sempre ha vinto (forse le uniche eccezioni sono state le sfide di ritorno con la Fasteweb e la Sigma). Una gara come quella di Jv al Taliercio fa tornare Varnado al centro di attenzioni esterne mai sopite del tutto, come conferma il suo agente Massimo Iacopini in prima fila venerd? sera a Mestre ad applaudire il suo gioiello. Iacopini, da ex giocatore e da esperto, ci spiega come si passa da una partita infernale a una celestiale in pochi giorni come hanno fatto la Tuscany e Varnado da Scafati a Venezia? ?Direi che ? facilmente spiegabile. Parlo in primis per Varnado ma il discorso vale per tutti. Jarvis ? giovane, gli alti e bassi sono tipici di un ragazzo di 22 anni che per la prima volta fa un campionato in un paese straniero. Sulla gara di Scafati c'era molta attesa e pressione, ? venuta fuori la peggior partita dell'anno della squadra e direi proprio di Varnado con Forte. Con Venezia paradossalmente invece era pi? facile, mentalmente non c'erano pressioni. Loro erano pi? forti e Pistoia non aveva nulla da perdere. In questa condizione ? venuto fuori il talento del gruppo e dei due americani che quando giocano cos?, elevano i valori di tutti gli altri?. Varnado ? tornato a far la differenza e la squadra ha vinto. La Tuscany ? Tornado-dipendente? ?La squadra dipende dagli americani, quando uno gioca male gli altri ne risentono, quando giocano male entrambi vincere ? difficilissimo. Con Varnado questo ? amplificato perch? nel girone d'andata ha abituato ad essere un punto di riferimento. La difesa di Pistoia, l'arma principale della squadra, fa quello che fa perch? dietro c'? Varnado che copre tutto?. Dopo l'exploit autunnale, per? non ? stato un buon periodo per lui, fino a Venezia... ?L'inizio ? stato sorprendente, l'ultimo periodo invece deludente ma se mi avessero detto che avrebbe fatto questo campionato a settembre, ci avrei firmato. Penso che sia esploso troppo in fretta e poi si ? preteso troppo da lui quando ha avuto una naturale flessione. In alcune occasioni poteva dare di pi? ma fa parte del suo carattere di ragazzo introverso. Jarvis non ? un trascinatore come Forte, la sua leadership la fa sentire in campo?. Come vede il finale di campionato di Pistoia? ?La salvezza ? acquisita, bisogna essere realisti. Mi auguro che questo liberi la mente di giocatori e staff tecnico perch? la squadra torni ad essere sbarazzina come nel girone d'andata. Cos? ha dimostrato di poter battere tutti e pu? diventare una mina vagante perch? ai playoff potrebbe davvero divertire. Per farlo deve finire bene la stagione, sfruttando il fattore campo, il calendario che mi sembra tra i migliori e la serenit? che viene dal fatto che l'obiettivo principale ? stato raggiunto?. Il futuro di Varnado invece dov'?? Basta questa stagione per provare il suo sogno deU'Nba? ?Io penso che la cosa migliore sarebbe un altro anno in Europa. Avr? un buon mercato e noi dovremo stare attenti a privilegiare l'aspetto tecnico, di squadra e di ambiente a quello economico. Lui deve capire che deve crescere?. Dopo venerd?, hanno ricominciato a tartassarla, eh... ?Tartassarmi no, anche perch? Pistoia ha fatto capire che Jarvis non si sarebbe mosso, ma l'interesse ? vivo. Molte squadre mi chiedono informazioni non soltanto dall'Italia. Ma il mio auspicio ? che il prossimo anno rimanga nel nostro paese e giochi in Al?.

Elisa Pacini


 


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domenica 3 aprile 2011

Teatro alla Scala: Morte a Venezia secondo Britten - AgoraVox Italia

Teatro alla Scala: Morte a Venezia secondo Britten

Credo che sia difficile per tutti separare il celebre romanzo di Thomas Mann dal film che Luchino Visconti ne ricavò a suo tempo, con un protagonista d’eccezione come Dirk Bogarde. Ma negli stessi anni in cui Visconti confezionava il suo capolavoro, un altro artista non meno importante, il compositore inglese Benjamin Britten, trasfigurava la sua malattia e i suoi ultimi giorni sulla Terra tramite le pagine di Mann, in una specie di immedesimazione musicale di cui lo spettacolo andato in scena al Teatro alla Scala restituisce tutti i colori, le intensità sonore e lo spirito visionario.

Morte a Venezia è, in effetti, un romanzo ricco di stati allucinatori, di visioni di bellezza perdute. Come notava di recente lo studioso Massimo Fusillo, tutti gli incontri di Aschenbach sono appuntamenti con i fantasmi, possiedono sempre qualcosa di inquietante che crea una distanza mortale: “Le figure incontrate da von Aschenbach sono accomunate da una serie di costanti: il volto perturbante, il carattere di estraneità, l’atteggiamento di dominio, verso il quale Aschenbach si abbandona a una passività masochistica” (da Il dio ibrido, edizione Il Mulino). E’ probabile che il carattere allucinatorio del romanzo di Mann abbia influenzato sia la musica di Britten che le coreografie (sì, c’è anche la danza) di Kim Brandstrup, perché l’impressione che si ricava dalla loro messa in scena sembra davvero dialogare in armonia perfetta con il lavoro registico di Visconti, a distanza di anni mai dimenticato, esaltando però i momenti- e non sono pochi- in cui la musica può rimandare all’altrove, all’infinito in un modo che soltanto l’acustica di un teatro e la scrittura musicale concepita per l’opera possono produrre…La coesione delle parti, così importante nell’arte, in questo caso mi sembra più efficace. Insomma, per quanto il famoso Adagio di Mahler (nel film di Visconti) sia pertinente ai temi trattati, alla psicologia dei personaggi, in particolar modo alle scene dove appare Tadzio, bisogna ammettere che Britten è andato molto vicino a una fusione perfetta con il testamento di Mann…Li ritroviamo insieme in un luogo sospeso ma reale, vivente, come il teatro dove il testo è il punto di partenza del lavoro del musicista, al di là delle esigenze espressive di una colonna sonora. Il teatro che fa un passo oltre il cinema? Strano ma possibile.

Per questa messa in scena non ci sono stati che commenti positivi, un po’ da tutte le parti, anche se la malattia del tenore, Ian Bostridge, annunciava qualche problema. Invece no, è stata un’ovazione generale, e credo che la regista Deborah Warner abbia di che essere fiera di questo suo parto scaligero, oltre che post viscontiano…Chissà, poterlo rivedere a Venezia, magari, non sarebbe male.


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sabato 2 aprile 2011

Convegno Internazionale di Danze Orientali – Venice Oriental Dance ... - Venezia.net (Blog)

18-19-20 marzo 2011
Ex-Palazzo del Casinò del Lido di Venezia

L’ex Palazzo del Casinò del Lido ospiterà nel prossimo weekend la Seconda edizione del Convegno Internazionale Danze Orientali. L’edificio si trasformerà in anfiteatro di spettacoli, conferenze, dimostrazioni e corsi di perfezionamento con maestri di fama internazionale per una full immersion dedicata alla ricerca, diffusione ed evoluzione delle forme di danza delle donne, alle tradizioni ed ai costumi di culture lungo la Grande Via della Seta, mitica strada che collega la Cina con il Mediterraneo.

Il “Venice Oriental Dance Convention 2011” comprende una serie di programmi artistici, culturali, educativi. Attraverso seminari, corsi di formazione professionale, video proiezioni e spettacoli con più di 20 Maestri di fama internazionale, l’appuntamento ha l’obbiettivo di far conoscere la varietà di stili differenti della Danza Orientale dall’India all’Andalusia, dal Folclore al Classico, dalla Danza del Ventre alla Danza Tribale Fusion, dal Kathak alle danze gipsy Kalbeliya del Rajastan, dalle Danze Persiane alle Danze Zingare Turche.

Fra i tanti artisti internazionali che si esibiranno, ci saranno Saswati Sen (India) una delle più importanti rappresentanti della danza classica indiana Kathak; Kamellia (Giappone/Francia) la principessa della Danza Orientale; Vidhi Bogdanovska (India/Italia), antropologa di musiche, danze e rituali fioriti nelle antiche civiltà Orientali; Orit Maftsir (Israele), diva della danza del ventre, coreografa e produttrice del festival internazionale Eilat in Israele; Francesca Pedretti (Italia) rappresentante della danza orientale moderna, innovativa – “tribal fusion”, e molte altre ancora.

Il convegno Danze Orientali a Venezia è una grande opportunità per sperimentare, scambiare e creare contatti tra differenti scuole internazionali. Al Teatro Perla del Casinò, si terranno tre serate di Gala con spettacoli indimenticabili:

• venerdì 19 marzo, h. 21, 1001 Notte a Venezia” con migliori artisti nazionali ed internazionali

• sabato 20 marzo, h. 21, finale del Concorso Internazionale con ospiti internazionali

• domenica 21 marzo, h. 19.30 “Ritmo della Via della Seta” con migliori artisti internazionali

Biglietti per l’evento (dai 15 ai 20€) – clicca qui

Tania Danieli


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